giovedì 25 gennaio 2007

quel che ho

martedì ho lavorato con i bus

per chi non lo sapesse il mio lavoro (quasi ex) consiste nel mettermi al capolinea che mi dicono,all'orario che mi dicono a vedere quando parte e quando arriva la linea che mi dicono prendendo inoltre dati statistici come quantità di persone che scendono e salgono.
Questo lavoro sembrerebbe facile facile ma in realtà è pieno di piccole e noiosissime insidie che lo rendono tale da essere etichettato con l'epiteto "delcazzo®".
Tralasciando i particolari vorrei invece approfondire un pensiero che mi ha fatto riflettere.
Dicevo che martedì ho lavorato con i bus,nello specifico il 20 express al capolinea a quella bella zona di poeti ,pensatori e stornellatori romani che è tor bella monaca.
Dopo 3 ore in un pomeriggio dove la mia persona è stata flagellata da pioggia ,vento e freddo senza un cavolo di luogo dove potermi riparare,mi sono ritrovato a fine turno incapace ,e lo sottolineo,di mettermi i guanti. Infatti avevo le mani insensibili e senza forza ,sul momento non solo non ci avevo pensato ma non me ne ero neanche accorto e il paio di minuti che ci ho messo per chiudere la fibbia a sgancio rapido del casco mi aveva creato più seccatura che disagio.
Dopo un bel po' di tempo perso a cercare di infilarmi il guanto destro imputando il problema alla odiosa capacità dell'imbottitura in pile inumidito di rendere la "indossabilità" dei guanti uguale a zero mi sono ritrovato a non riuscire a infilarmi neanche il guanto sinistro perchè non avevo forza al pollice destro ,insomma avevo perso persino la capacità di usare il dito opponibile ,insomma ero regresso a meno di un primate.
Quale è il problema? Immaginate uno che ove possibile cerca sempre di cavarsela da solo ;chiede,si informa e quando può (ma soprattutto ha la voglia) cerca di cavarsela da solo e di punto in bianco si ritrova a non riuscire a fare neanche un gesto così semplice come infilarsi i guanti.Alle 8 di sera in una landa desolata con la pioggia fredda che cade.Adesso come ci dovevo rimanere? Ecco.
Durante il ritorno ho pensato a questa dafaillance e a chi invece ha menomazioni che non gli condizionano 20 minuti ma una intera vita. Mi è venuto da pensare se dovessi perdere un arto. Si danno tante cose per scontate ,aprire e chiudere le mani ,tenere una sigaretta ,accavallare le gambe e girare la testa. chi ci fa mai caso a un gesto così scontato che magari un paraplegico pagherebbe oro solo per poterlo fare una volta? Esistono cose più profonde ,sicuro ,si potrebbe parlare di cose più importanti che la capacità di girarsi i pollici ma allora la mia vita è così sterile? E' paragonabile a quella dell'avaro di mollier il cui scopo è quello di accantonare beni materiali? Alla fine quello di una bestia il cui unico scopo è quello di perpetrare la continuazione della specie?
Allora il punto è: se da un giorno all'altro perdessi le mie capacità manuali ,cosa mi rimarrebbe per essere orgoglioso di me? Cosa per darmi fiducia e dire a me stesso che qualcosa so' fare?

2 commenti:

Numero 6 ha detto...

Tanto per dire, io considero quelli che hai elencato, come disabilità o malattie incurabili, i veri problemi.
Il resto è solo chiacchiera.

Anonimo ha detto...

Me lo chiedo anch'io ogni tanto, ma non so darmi una risposta... Quindi prego solo che non mi capiti mai perchè non riuscirei ad accettarlo.