martedì 21 luglio 2015

trittico di ricorrenze: un anno fa.

Un anno fa ero a Porta di Roma, il centro commerciale. Di pomeriggio facevo il solito giro con la mia ragazza. Era il giorno prima di quello che sembrava dovesse cambiarmi la vita, quello in cui la mia carriera universitaria sarebbe sublimata in un lavoro che sulla carta era fantastico e che mi riempiva di terrore per le responsabilità.[...]

Quel pomeriggio parlando del "favoloso" stipendio che m'avrebbero ammollato (per carità, me lo dovevo guadagnare) favoleggiavo su cose su cui nessun Blubbo aveva mai favoleggiato prima: tipo l'andare a vivere da solo o ancora più incredibile (sempre per un Blubbo) l'andare a vivere con la propria ragazza. Cosa che per la verità non ero convintissimo, come da un po' di tempo non ero manco convinto del nostro rapporto ma mi dicevo che vabbè, in fondo fai la stessa vita da anni, sarà sta routine di merda che appiattisce e inaridisce tutto quindi buttiamoci in una nuova avventura tanto se aspetti di esser sicuro fai novant'anni e i dubbi saranno ancora lì. Quindi con neanche tanta convinzione ma tanto trasporto gli dissi che ora potevo andare a vivere da solo, anzi meglio, potevamo andare a vivere assieme. Lei mi rispose a mezza bocca: "non sono tanto sicura di volerlo".
Io che le situazioni di petto le ho sempre affrontate di lato se non addirittura salutate con la manina fuggendo nella direzione opposta tergiversai come poche volte ho fatto in passato. Ricordo questo ma non ricordo cosa feci di preciso: mi pare che rimasi in silenzio e poi cambiai argomento. Forse avevo paura di una risposta che sapevo sarebbe arrivata perché sì, sono ingenuo, sono fesso ma non sono stupido. Posso non volerle capire le cose ma so che sono lì; posso sperare che il mostro nell'armadio che tanto mi fa paura non esca mai e che serva il permesso di soggiorno o il passaporto per varcare la soglia e quindi da quei confini non uscirà mai e allora perché arrovellarsi? Perché perderci tempo per qualcosa che sai che c'è ma che sai che non uscirà mai da lì? O semplicemente speri che lui abbia più paura ad uscire da lì che tu a voler affrontare la questione che hai un clandestino tra magliette e pantaloncini sportivi.
Quel giorno finì lì come era finita tante altre volte: cambiando argomento sperando che come al solito la cosa morisse lì come una intemperanza del momento. Che altro non era che il mostro dell'armadio di fianco.
Il giorno dopo (cioè domani, cioè il 21 luglio per chi leggerà quando gli pare) inizia a lavorare. Sempre un anno prima, entrando in sede senza la più pallida idea di cosa fare, senza la più pallida idea di come mi sarei guadagnato lo stipendio e senza la più pallida idea che se il mondo del lavoro è un posto di lupi quello era sicuramente una tana di riferimento.
il 22 luglio, che era un martedì, andai al lavoro e manco ricordo come fu. Ricordo la mia collega molto dura i primi giorni non per cattiveria ma perché poi scoprii la sua storia e più passava il tempo e meno riuscivo ad arrabbiarmi con lei quando ritenevo di esser trattato male ingiustamente.
Ricordo la giornata tutta incentrata a pensare al pomeriggio della domenica appena trascorsa ed a voler sapere perché di quelle parole di insicurezza anche se sentivo il mostro dentro l'armadio che scalpitava e da lì a poco l'avrei visto in faccia in un modo o in un altro.
Quella sera la vidi, andai a casa sua con il cuore gonfio di... tristezza perché qualcosa mi aspettavo.
Quella sera mi disse che da un po' aveva scoperto di non amarmi più. Il mostro era uscito dall'armadio: avevano aperto le frontiere.
Posso ammettere una cosa poco virile? Non ho mai pianto tanto in vita mia. Mai avrei pensato di poter produrre tante lacrime. Nemmeno quando morì mia nonna a cui ero legatissimo bagnai così tanti fazzoletti di carta e mi soffiai così tanto il naso. Piansi così tanto che la mattina dopo sembravano mi avessero picchiato e la sera peggio.
La verità è che anche per me a causa di alcune situazioni la storia era diventata "pesante" ma è stata la mia vita per due anni e mezzo. Per un abitudinario cronico come me che s'affeziona anche ad una scatola di un cellulare vecchio di 10 anni per i ricordi che evoca potete immaginare cosa voleva dire da un giorno all'altro non vedere più la persona con cui hai condiviso ore e ore assieme? Che tanto ha fatto e si è prodigata e che ha contribuito a cambiarti la vita? Anche se di fatto ti veniva da dire che no, manco tu provavi più quei sentimenti ma che in realtà manco lo sapevi di preciso perché per paura avevi sempre cacciato a calci quei pensieri nell'armadio a far compagnia al mostro che scalpitava. Magari gli ha suggerito qualcosa lui, magari, chissà.
Non c'avevi le palle. Le hai acquisite? Boh, sicuramente più di un anno fa. Sicuramente sono cambiate tante cose e troppe ne devono cambiare. Già solo vedere i cambiamenti come un'avventura non è cosa da Blubbi. Già solo sentire quello che ha da dirmi il cuore e questa volta farlo accomodare in maniera ossequiosa ascoltando attentamente, ascoltando quello che ha da dire e quello che vuole e dirgli: "signor Cuore, la sua idea del momento ci piace molto e faremo di tutto per realizzarla in tempi brevi". Certo non capita sempre, ho una struttura un po' statalizzata nel mio cervello, in fondo l'ho sempre detto che ho tre neuroni di cui uno raccomandato, uno assenteista e l'altro da mandare via per esubero di personale. Ma boh... sarà che non ci sono più certezze o che ho iniziato a fargli pagare gli stravizi anche i neuroni hanno iniziato a rigar dritto. Chi l'avrebbe mai detto?

Quindi ritornando nel seminato voi capirete se in questi tre giorni (ma uno è già andato) mi sento un po' stranito. Triste no, non nel senso che si può pensare. No, alla fine di cose ne rimpiango poche se non l'idea che potevo fare qualcosa. Ma anche qui ci sto cercando di convincermi che oramai è inutile pensarci secondo il famoso adagio del latte versato. Devo solo elaborare l'idea che non devo dimenticare e far tesoro di tutto per essere migliore, perché alla fine uomini eccezionali o si nasce o si diventa e a me tocca la strada più dura e mica è detto che a me riesca eh! Però i tanti attestati di stima ed amicizia che sto ricevendo mi fanno capire che la direzione è quella giusta quindi si va avanti a testa bassa ché solo percorrendo una strada fino in fondo potrò capire se è quella giusta (ma come parlo strano stasera). Riuscirò in questa impresa da uomo comune? Io spero di sì anche se non ho i poteri da Normal Man e sono un Pier Maria Carletti qualunque.

Vabbè, intanto iniziamo con il motivarci:

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