mercoledì 8 aprile 2020

Una scelta per distinguersi


Partiamo da un esempio pratico: ogni volta che vado al parco trovo qualche panchina vandalizzata. Una volta ne ho trovata una addirittura bruciata. Era in legno e le hanno dato fuoco.
Sulla panchina qualche persona con grafia femminile aveva scritto i propri complimenti all’autore o agli autori di quel gesto che rendeva inutilizzabile un bene di tutti.
Perché una bravata simile? Veloce flashback: visita di leva; un carabiniere cercava di convincerci di quanto fosse bella la vita militare anche per tranquillizzare i molti che vivevano i tre giorni (in realtà due più uno di accertamenti) come un processo per il patibolo. Mentre il militare parlava un ragazzo disse che lui non poteva perché aveva precedenti: durante una vacanza in Sardegna aveva, assieme ai suoi amici, spaccato diversi finestrini di macchine parcheggiate. Il carabiniere gli chiese perché e lui rispose con sincera nonchalance che si annoiavano e lo avevano fatto per passare il tempo. Ritorno ai giorni nostri.
Mentre guardavo quella panchina mi chiedevo quanto ci avessero messo a distruggerla e se mentre lo facevano fossero stati soddisfatti. Non era solo perché avevano distrutto un bene comune ed è la cosa più scontata che si dica in questi casi, o perché avessero privato chi fruiva di quel parco di un posto dove sedersi o appoggiarsi ma se fossero veramente tornati a casa soddisfatti del loro gesto. Pensando di aver fatto qualcosa di diverso, qualcosa di sopra le righe ed eccezionale, magari per combattere la noia.
In un mondo in cui si cerca in tutti i modi di affermare se stessi, di dimostrare che si esiste in modi più energici che far rumore quando si cammina o si respira, nel mondo in cui tutto è apparire e il successo e l’affermazione spesso si perseguono con la strada più facile (come scodellare le tette vestite da cosplay) in quel finto impegno dove non c’è crescita ecco che la distruzione diventa interruptio ergo sum e allora a me viene spontanea una domanda: chi è capace di distruggere una panchina? Chi ha le abilità per farla a pezzi e in quale modo? Non chiedo se lo farebbe o no ma se si è capaci di trovare un modo per vandalizzarla. Io reputo chiunque. Chiunque troverebbe un modo per farla a pezzi, chiunque si stupirebbe delle idee che potrebbero venire.
Allora se chiunque può farlo vuol dire che non serve un naturale talento per farlo. Vuol dire che non si è speciali o si ha un dono; si è uguali alla folla alla faccia del distinguersi.
Arrivati a questo punto ci troviamo senza panchina e vorrei chiedere a chi l’ha appena distrutta: “hai fatto una cosa che chiunque sa fare, ora sai ricostruirla o ripararla?”
In quanti ne sarebbero capaci? Io penso molto pochi e ancor meno a fare un lavoro fatto bene.
Se distruggi una cosa non sei diverso da chiunque, se la costruisci o la inventi credo invece di sì.

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