sabato 12 dicembre 2020

Recensioni fuori tempo massimo: The man in the high castle. Se Amazon fa le cose in grande

 


Questa serie tv ha catalizzato il mio interesse nelle ultime settimane nonostante l'abbia vista lì a farmi l'occhiolino per oltre un anno sul catalogo di primevideo. Ma cosa ha colpito me in questa serie di cui, in realtà, sui social trovo poche se non pochissime recensioni mentre sui siti di cinema e serie trovo recensioni spesso fin troppo entusiastiche? Andiamo a vedere un po' cosa ne penso e cosa mi è rimasto di quattro stagioni cercando di non spoilerare...

Cominciamo dalle cose facili che si trovano ovunque:
The man in the high castle è una serie ucronica e distopica ambientate in un universo di Philip K. Dick in cui la superpotenza era la Germania e racconta come sarebbe stato il mondo, in particolare le zone dell'America del nord e Berlino, dalla fine della seconda guerra mondiale. Racconta del nuovo continente spartito tra Giappone e Germania che si controllano rispettivamente la costa ovest e la costa est con nel mezzo una zona "neutrale" che sostanzialmente è dove finiscono tutti quelli che sono indesiderati dalle due dittature perché di fatto quelle sono.


Ovviamente anche quest'ultima zona è tutto fuorché il paese dei balocchi. Già nelle prime puntate si farà la conoscenza dei personaggi principali con il cliqué classico della protagonista (Giuliana) che pensa semplicemente a tirare a campare e si ritrova in una storia più grande di lei e intorno vari personaggi secondari che avranno molto da dire nel corso delle molte puntate a venire.

L'ambientazione ha un ché di tossico, infatti nella parte giapponese si ha come l'impressione di respirare l'oppressione con la potentissima polizia segreta sempre pronta a intervenire (e rovinare) la vita di chiunque sia poco più di un sospetto. Mentre nella zona nazista si ha un ambiente molto più rilassato e solare, ordinato e perbene ma solo in apparenza perché le SS sono più discrete. Personaggi chiave di questi sistemi di repressione sono Kido, ispettore solerte e totalmente devoto all'impero del Sol Levante e Smith, ex ufficiale dell'esercito americano convertitosi al nazionalsocialismo e divenuto uno dei suoi uomini più efficienti e d'esempio.

Oramai nessuno fa più caso alle oppressioni e tira solo a campare finché Giuliana un giorno non si ritrova in mano la bobina di un film clandestino che era costato la vita alla sua amatissima sorella. Da lì la sua vita cambierà e porterà lei e le persone a lei vicine in una spirale di pericolo, morte e clandestinità. Qui mi fermo con la storia (altrimenti finisce che racconto tutto) e iniziamo con un minimo di analisi.

Intanto l'ambientazione l'ho trovata molto curata, per la parte nazista e un po' meno per quella giapponese ma è anche vero che ai primi storicamente piaceva ostentare. Sicuramente non hanno badato a spese; prova ne è non solo le ambientazioni ma anche gli effetti speciali utilizzati e la quantità di comparse "vestite" per l'occasione.

Purtroppo non ho trovato molto in parte la protagonista Giuliana, l'antagonista Joe, che rimarrà sempre sul filo del rasoio fino all'ultimo e il personaggio di Frank anche se alcune buone prove d'attore le hanno date. Discorso diverso per i comprimari che sono la vera anima della serie: Smith, Kido, Tagomi e gli altri sono il motore che rende la serie convincente.

Questa serie non l'ho vista tutta d'un fiato; a volte l'ho trovata un po' noiosa e dovevo prendermi del tempo, insomma più di tre puntate al giorno non reggevo (a volte manco mezza) però la voglia di vedere dove sarebbe andata a parare c'era, nonostante qualche cosa un po' telefonata e soprattutto spesso in un modo o nell'altro riuscivano a far venire sempre le sfighe più assurde ai personaggi. Su quattro stagioni (e un totale di 40 puntate) ho trovato la stagione più bella la seconda con alcuni colpi di scena carini. Dalla terza in poi invece ci si ricorda una cosa importante: questa è una serie ispirata alla fantascienza e quindi viene infilata esplicitamente spiegando anche qualche scena accaduta alcune puntate prima e da lì la fantascienza diviene il tempo portante fino alla fine assieme a un percorso di intimo cambiamento di certi personaggi che raggiungeranno il culmine nella stagione finale che lascia un po' l'amaro in bocca per un finale smaccatamente pavido che tra le tante interpretazioni sembra una sorta di cliffhanger per una quinta stagione che non vedrà mai la luce. Di contro si chiudono diverse cose con esiti per me, altalenanti e insoddisfacenti. Tra l'altro bisogna puntualizzare che l'ultima stagione è fatta di sana pianta dagli autori mentre le prime tre sono ispirate alla Svastica sul sole di Dick. Cosa che onestamente non so quanto sia vera perché non ho letto il libro e alcuni dicono che è molto fedele tranne che per diverse concessioni.... mah...


Insomma: è da vedere? Se vi piace il genere sicuramente sì; io l'ho trovata altalenante con dei tempi che partivano piano, diventavano rapidissimi per poi frenare bruscamente e ripartire. Un po' tirato per i capelli per i miei gusti ma tutto funziona. Stesso discorso per certi dialoghi in cui nell'america degli anni 60 sembra che si accolgano con un po' troppa "fede" certe spiegazioni fantascientifiche anche da certi zotici. Vabbè, magari per fare la serie come la intendevo io sarebbero servite altre 50 puntate però l'idea "dell'equilibrismo" di certe situazioni potevano essere rappresentate meglio. sopratutto perché certe cose sembrano infilate a forza o volutamente accennate forse per mancanza di tempi (vedi l'omosessualità, i vizi e i campi di sterminio). Paradossalmente in una serie partita come questa è proprio la componente di fantascienza delle ultime due stagioni che gli leva quel qualcosa di credibilità perché lo rende un po' meno reale ai miei occhi ma come la serie non smetterà mai di ricordare fin dal ritrovamento della prima bobina: dà speranza.

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